Scelta dell’apiario
Caratteristiche, parametri da considerare, progettazione
- Quali devono essere gli obiettivi del mio progetto?
- Dove installare i miei alveari?
- Come si presenta il territorio?
- Che fioriture ci sono nei dintorni?
- Quali sono gli altri fattori da controllare?
Bene! Queste sono solo 5 tra le tante domande che riteniamo siano importanti, ma, a nostro parere, sono quelle fondamentali che ogni tipologia di apicoltore, hobbista o professionista che sia, debba chiedersi!
Prima di continuare, lasciateci un minuto del vostro tempo per fare una piccola premessa.
Partiamo dal fatto che il nostro apiario lo possiamo installare in giardino, sul terrazzo di casa, piuttosto che nel terreno di famiglia, quello di un amico, etc…
Partiamo da un altro presupposto che è quello che in apicoltura, pur volendo installare l’apiario sul terrazzo, è bene fare un corso (con 150€ si acquisisce un bel po’ di teoria è una discreta praticità e vi salva da perdite ingenti) e acquistare il materiale relativo alla sicurezza (tute, maschere, leve, guanti, scarponi, etc…) e, magari, tenersi aggiornati leggendo dei libri sul nostro hobby, passione o lavoro e seguendo qualche corso monografico o seminario sempre sull’argomento apicoltura!
Detto, ciò, sottolineiamo un’ultima cosa: l’apicoltura è, prima di tutto Amore, poi Passione! Se mancasse una soltanto delle due, la strada sarebbe complicata. Ognuno la percorra come vuole, ma con quelle due cose a portata di mano, ci si mette l’anima. Le api vivono ovunque e gli apiri si possono condurre ovunque, in montagna o in pianura. Amore e Passione e si parte!
Ringraziandovi del vostro minuto, torniamo sui nostri passi!
Riprendiamo il discorso relativo alle 5 domande fondamentali che un valido progetto richiede siano risposte in questo ordine:
Quali devono essere gli obiettivi del mio progetto?
Beh, in realtà questa è la seconda domanda fondamentale dell’aspirante apicoltore. La prima già se l’è posta per capire se ha l’Amore e la Passione per le Api.
Ma è qui che il bello inizia!
L’apicoltura è varia, si può pensare di produrre miele solo per sé, oppure di farne anche per una piccola rivendita, ovvero per condurre una vera e propria azienda produttrice di miele e prodotti affini all’apicoltura! Insomma, i progetti possono essere infiniti, ma è di fondamentale importanza svilupparne uno partendo, per prima cosa, da che tipo di apicoltore vorremmo essere.
Dal nostro punto di vista, i progetti ben pensati aiutano ad avere le idee chiare e a rispondere con più convinzione alle altre domande che ci porremo.
Un apicoltore hobbista, con un progetto che prevede di possedere, negli anni, un massimo di 10-15 alveari, ha una strada più semplice da percorrere nel ricercare un terreno, se non ne ha uno suo anche piccolo o un giardino…. Può trovare un piccolo appezzamento di terreno entro il proprio territorio, ma, come tutti, deve badare ai fattori ambientali e alle fonti nettarifere.
Un apicoltore che si spinge già su un progetto più grande, diciamo dai 30 ai 100 alveari, deve faticare un po’ di più per trovare un terreno spazioso, se non ne possiede uno, ha bisogno di tenere conto del territorio, se ci sono zone agricole intensive, di informarsi se gli agricoltori in zona usano sostanze nocive alle api per i loro raccolti, insieme a tutto il resto delle cose. Un progetto così, se mal sviluppato, può arrecare perdite significative in termini di api e, quindi, economici, anche se avviato come secondo lavoro e se non si ponderano bene tutti gli aspetti da tenere sotto controllo.
Infine, un apicoltore che voglia avere più di 100 alveari, avrà un progetto completamente differente e avrà sicuramente intenzione di fare dell’apicoltura la sua principale fonte di reddito.
C’è da sottolineare che dai 30 alveari in su è ancora più importante fare un passo alla volta.
Se vogliamo avere un’azienda che possiede 300 alveari, non iniziamo con quel numero di alveari, ma con un numero che si aggiri al massimo intorno al 10% del nostro obiettivo, per aumentarne la percentuale progressivamente e far accrescere il numero di alveari posseduti insieme alla nostra esperienza teorica e pratica. Un buon progetto deve sempre partire da quest’ultimo assunto.
Noi, come azienda, abbiamo scelto proprio quest’ultima tipologia di progetto: obiettivo 300 alveari!
Questa è solo la prima fase del nostro progetto che amiamo chiamare “Progetto Mielisano”.
Esso, infatti, rappresenta un insieme di alcuni nostri obiettivi incentrati sull’apicoltura e altre forme di attività agricole che fanno parte del sogno di poter divulgare la nostra passione e il nostro amore per le api attraverso la fondazione di una fattoria didattica che vorremmo poter attivare alla fine della conclusione della nostra fase 1.
Detto questo, ponderata bene la strada che desideriamo percorrere definendo un progetto in numero di alveari e attività connesse ad essi, possiamo proseguire il nostro viaggio tra le questioni alle quali ancora non abbiamo risposte.
Senza prendere in considerazione la natura e l’entità del progetto, in linea di massima, ogni apicoltore dovrebbe ponderare bene le altre 4 questioni, per cui le nostre considerazioni su di esse dovrebbero valere per tutti gli hobbisti, appassionati e professionisti.
Dove installare i miei alveari?
Fase successiva del nostro viaggio.
Non importa dove decidiamo di installarli, se su un terrazzo, in giardino, accanto ad una strada, su un terreno… È importante rispettare i limiti, il prossimo e scegliere in base ai nostri obiettivi definiti dal progetto iniziale il posto perfetto secondo il nostro punto di vista.
Rispettare i limiti di confine, per i quali esistono delle norme che vanno studiate e possono variare da regione a regione. In Italia la legge 313 del 24 Dicembre 2004 disciplina il settore Apistico e l’articolo 8 ne disciplina i limiti delle distanze da mantenere, che sono i seguenti:
– 10 metri da strade di pubblico transito
– 5 metri da confini di proprietà pubbliche o private
– i limiti suddetti non valgono se si interpongono tra i confini e gli alveari dei ripari che non consentono il passaggio alle api. I ripari possono essere siepi, muri o altro, senza soluzione di continuità, alti non meno di 2 metri.
– nel caso di presenza di impianti industriali saccariferi, la distanza dell’apiario da essi deve essere non inferiore a 1 km.
Alcune regioni hanno leggi in vigore che regolamentano in modo diversi i suddetti limiti.
Rispettare le persone che ci sono vicine perché potrebbero essere infastidite dalle api. Potrebbe, perciò, essere necessario trovare un luogo più lontano dai essi. Una buona pratica, in ogni caso, anche di vicini tranquilli, un vasetto di miele regalato di tanto in tanto non fa mai male.
A seconda dell’ entità del progetto, bisogna considera anche più aree nelle quali installare gli alveari.
È nostro parere che un singolo apiario debba contenere non più di 100-150 alveari se le fioriture sono abbondanti e coprono l’intera stagione. Per cui, come nel nostro caso, bisogna prevedere almeno due apiari con almeno 3 km in linea d’aria di distanza tra loro.
Inoltre, la questione sul dove installare gli alveari è direttamente legata alle questioni sul territorio e sulle fioriture, oltre che ai fattori ambientali.
Ultime cose da aggiungere all’attuale domanda sono che il posto è preferibile che abbia una superficie quanto più Piana possibile, magari con dei ripari naturali, quali alberi e siepi, boschi o foreste a pochi metri dal retro dell’apiario, per limitare l’esposizione ai venti e che nella zona antistante gli alveari non vi siano impedimenti di alcun tipo per il decollo e l’atterraggio delle api per almeno una decina di metri, specie se si tratta di alberi ad alto fusto. Le api non amano volare alte appena fuori dal predellino. Infine, è buona norma orientare l’uscita dei nostri alveari verso Sud/Sud-est per evitare che d’inverno i venti freddi del nord entrino dalla porta principale è per avere il sole caldo sulla facciata anteriore dei nostri alveari sin dalle prime ore del mattino tutto l’anno.
Come si presenta il territorio?
Altro quesito importante!
Il territorio è fondamentale: preferibili sono aree con pochi pendii nelle vicinanze e vasti tratti pianeggianti ricchi di vegetazione. Ciò non toglie che l’apicoltura funzioni anche in montagna, come nella nostra situazione.
Se si opta per un’apicoltura stanziale, si deve preferire un territorio con un’ampia varietà di fonti mellifere per garantire una copertura di fioriture che possa andare da Marzo a Ottobre/Novembre. È chiaro che questo possa essere un discorso differente in montagna, dove le fioriture ritardano un po’ a partire nel periodo primaverile e cessano prima avvicinandosi all’inverno a causa delle temperature medie più basse di quelle in pianura.
In caso di nomadismo, quanto detto sopra è irrilevante perché chi lo pratica, per definizione della parola stessa, si sposta seguendo le fioriture.
In entrambi i casi, però, è fondamentale tenere in considerazione la presenza di agricoltura intensiva o di appezzamenti di terreno ad uso agricolo per coltivazioni nei quali bisogna accertarsi che non si faccia uso di pesticidi o di sostanze nocive non solo alle coltivazioni, ma anche alle api, le quali verrebbero avvelenate e potrebbero avvelenare a loro volta l’intero alveare, o peggio, l’apiario e sterminare le nostre famiglie.
È preferibile non stare vicini a corsi d’acqua come fiumi, torrenti e ruscelli, poiché le api, le quali ingeriscono anche acqua, nell’abbeverarsi da essi resterebbero quasi certamente ammazzate perché non amano volare a pelo d’acqua per bere e se si bagnassero le ali non riuscirebbero più a volare e annegherebbero, oppure potrebbero rimanere a terra su un’argine nelle ore prossime al tramonto e non riuscire a volare al proprio alveare prima della notte e morirebbero alle basse temperature.
Per ovviare alla richiesta di acqua si possono porre dei contenitori contenenti acqua e porvi dei pezzi di sughero o polistirolo che, rimanendo in superficie, faciliterebbero l’atterraggio delle nostre api e l’abbeveramento senza distaccarsi dai pezzetti che noi abbiamo previsto, rimanendo asciutte e in grado di spiccare il volo di nuovo.
In ultimo, consideriamo anche l’eventuale vicinanza di industrie che possano arrecare inquinamento all’area perché le nostre api ne soffrirebbero e i residui degli inquinanti, attraverso il nettare e il polline importati, si trasmetterebbero al miele e alla cera.
Che fioriture ci sono nei dintorni?
Abbiamo già accennato nella precedente domanda all’importanza delle fioriture e ne parleremo anche qui è in seguito.
La flora italiana comprende migliaia di specie e ogni area del nostro paese è a se.
Quelle di cui si sente parlare sempre, ritenute importanti come fonti per le api, sono specie come la Borragine, L’Acacia, la Lavanda, il castagno, il corbezzolo, la Sulla, etc…
Ma non è assolutamente vero che per produrre miele ci sia bisogno di averne nei dintorni del nostro apiario a tutti i costi. Ricordiamoci che le api bottinano su migliaia di fiori di migliaia di specie diverse, le quali hanno un potenziale mellifero differente.
Questo cosa vuol dire? Semplicemente che bisogna accertarsi che vi siano fioriture non tossiche che coprono gran parte delle stagioni di bottinatura e sicuramente, tra le tante fioriture che si trovano in 3-4 km di raggio dal nostro apiario (la distanza che le api possono arrivare a percorrere in media per bottinare), troveremo qualche specie con buon potenziale mellifero.
Ad esempio, le Acacie sono dappertutto fino agli 800-1000 metri sul livello del mare. Castagni, Mandorli, Noccioli, e così via, più o meno come detto poc’anzi.
Specie più particolari, ma comunque diffuse, come la Castagnola (Scrophularia Nodosa) che predilige i terreni più umidi e rocciosi, ma si adatta anche a condizioni estreme e si trova anche in alta montagna finto ai 1800 metri di altezza, si trova in quasi tutta Italia, persino in Sardegna, ma non in Calabria e Sicilia, ed ha un buon potenziale mellifero.
Oppure la Menta acquatica, il Rosmarino, il Timo, l’Elicriso Italico, la Salvia, il Prugnolo, il Biancospino, Il Tarassaco (Dente di Leone)… Alcune specie esistono in tante varietà, ma hanno comunque fioriture importanti, persino la Cipolla (Cipolla Allium)!
Il Biancospino, per esempio, nelle zone collinari e montane, si propaga ovunque ed è infestante. Ha una fioritura a inizio primavera spettacolare ed è fantastico per la ripresa delle famiglie. Nell’area del nostro apiario ve ne sono grandissime distese.
Quindi, zone di campagna, di collina o di montagna sono preferibili, purché le si studi attentamente per confermare una presenza di fonti mellifere sufficienti a supportare il nostro progetto.
Noi consigliamo di supportare anche seminando o trapiantando in prossimità del nostro apiario delle specie mellifere in modo da favorire la bottinatura.
Quali sono gli altri fattori da controllare?
Se il progetto è abbastanza rilevante, bisogna limitare i danni portandoli al minimo, quindi scegliere una zona in base a dati certi, verificandoli con continui sopralluoghi e nelle più diverse condizioni meteo.
Se scegliamo un’area Montana, sappiamo che la stagione di raccolta si accorcia, ma ciò non significa che non produciamo miele o che le api soffrano. Miele ne produciamo comunque ma per minor tempo che in pianura e, di conseguenza, la gestione invernale delle api si allunga.
Se scegliamo un’area in pianura, sappiamo che è l’opposto di quanto appena detto.
Stare in pianura o in montagna è talvolta una questione di comodo perché ci si vive, altre una scelta, come nel nostro caso.
Pro e contro ce ne sono in entrambi i casi, ma non è questa la sede per discuterne.
Adesso parliamo esclusivamente dei fattori del luogo scelto dopo aver risposto agli altri quesiti.
Fondamentalmente, crediamo siano 3 i fattori importanti:
– Correnti d’aria
– Tasso di umidità
– Ore di luce
L’installazione di un apiario dovrebbe essere effettuata sempre in un luogo protetto dai venti, con umidità relativa bassa nella maggior parte dell’anno e con una buona esposizione al sole d’inverno e qualche ora di ombra durante le giornate più torride.
È molto difficile avere questa condizione perfetta, ma quanto più ci si avvicina, tanto più le api staranno bene e con conseguenze positive sulle loro produzioni.
Come dicevamo precedentemente, avere un apiario protetto dai venti, specie d’inverno, facilita la riduzione di perdite tra le nostre famiglie.
Un’alveare capovolto o, peggio ancora, una famiglia morta durante l’inverno per aver consumato anzitempo le scorte o il nutrimento aggiuntivo, arrecano danno all’apiario e a noi stessi.
Se non troviamo ripari naturali nell’area dove scegliamo di installare l’apiario, possiamo costruirne uno noi.
Per esempio, una serie di pali ai quali fissiamo un telo frangivento, di quelli adatti anche a ombreggiare, alti non meno di due metri dalla base del terreno e distanti non più di due metri dal retro degli alveari, che si estendono ai lati degli ultimi per almeno 3-5 metri.
Oppure, nel caso di qualche alveare nel nostro giardino, una bella siepe o una barriera frangivento di canne di bambù…
Idee ce ne facciamo venire di sicuro!
Per quanto riguarda l’umidità, purtroppo non possiamo fare granché! Dobbiamo affidarci soltanto a madre natura. L’unica cosa da fare è tenersi lontani da corsi o ristagni di acqua che favoriscono l’innalzamento del tasso di umidità. In aree molto umide possiamo aiutare le nostre famiglie con l’apertura parziale del fondo antivarroa per favorire il ricambio di aria, sia in estate (qui potremmo toglierlo completamente) che in inverno. Durante quest’ultimo perché, quando le famiglie formano il glomere e la temperatura interna agli alveari è di gran lunga maggiore di quella esterna, si forma condensa che deve poter uscire da essi. Favorendo il passaggio di un minimo di aria corrente, se ne impedisce il ristagno, diminuendo il pericolo di formazione di muffe e funghi che danneggerebbero irreparabilmente le famiglie.
Infine, la luce e il calore del nostro sole.
Abbiamo già detto che orientando gli alveari con il predellino puntato a Sud/Sud-Est, garantiamo l’entrata della luce negli stessi nelle prime ore dell’alba e un’attività delle famiglie più longeva nella giornata.
È importante, però, non solo per l’importazione di nettare e polline, la produzione di miele, etc., ma anche per l’invernamento.
Quando, in inverno, le api sono in glomere attorno alla regina, usano una certa quantità di energia per riscaldare l’interno delle loro dimore. L’orientamento è fondamentale per ridurre il dispendio di energia e allungare la vita delle api invernali e diminuire l’ingestione di scorte ed avere una famiglia forte a primavera.
Prendiamo ad esempio, un’alveare rivolto correttamente è uno rivolto in modo non corretto verso la direzione ottimale.
Un’alveare orientato in modo corretto, dopo circa un’ora dall’alba, riceve i primi raggi di sole e, pian piano, la forza con cui le api devono muovere le proprie fasce muscolari del tronco per generare calore diminuisce. Circa un’ora prima del tramonto ricevono l’ultimo raggio di sole.
Un’alveare rivolto a est, invece, all’alba riceve subito luce dal sole, tranne nel caso di impedimento naturale, ma a mezzogiorno la luce diretta va già via.
Ora poniamo che in inverno il sole sorge mediamente tra le 6 e le 7 del mattino e tramonta tra le 16 e 30 e le 17 e 30, abbiamo 2 situazioni davvero molto differenti.
Nel primo caso avremo circa 8 ore di luce diretta, mentre nel secondo caso ne avremo soltanto 6 al massimo.
Sembra poca la differenza, ma non lo è! Nelle ore pomeridiane le temperature scendono molto più rapidamente di quanto, invece, non risalgono al mattino.
Non solo, la famiglia del primo caso spende meno energie per la maggior quantità di luce diretta, ha anche una irradiazione diretta, seppur di bassa intensità, di luce solare nelle ore pomeridiane che le fa spendere molto meno rispetto alla famiglia del secondo caso.
Ragionando su entrambi i casi riusciremo a capire che il secondo è destinato ad essere fatale per la famiglia, magari non nel primo anno di vita della regina, ma quello successivo. Il motivo è semplice: se nel primo anno inverniamo una famiglia forte con molte scorte, allo svernamento ci ritroveremo sì una famiglia forte, ma nemmeno lontanamente comparabile ad una famiglia forte di un alveare ben posizionato. Inoltre sarà senza scorte e magari abbiamo dovuto anche rifocillarle.
Durante l’inverno saranno morte molte più api del previsto e questa famiglia ha più possibilità di arrivare debole al prossimo invernamento o non resistere a malattie portate dalla varroa e se ne potrebbe subire la perdita per un di questi motivi.
In conclusione al punto in questione, riteniamo che un posizionamento ottimale riduca anch’esso le perdite al minimo.
Quindi, come visto in questo nostro lungo articolo, sono tante le cose delle quali bisogna tenere conto per poter allestire un buon apiario e porre le basi per una corretta gestione degli stessi per massimizzare i raccolti e minimizzare i costi del lavoro e ridurre le perdite.
È vero anche, però, che non solo questi accorgimenti concorrono alla corretta gestione, ma anche lo studio, la consapevolezza di poter gestire le molteplici situazioni, il saper usare i giusti accorgimenti per affrontare i problemi, la prevenzione delle malattie e molto altro ancora di cui parleremo nei prossimi articoli.