E se fa freddo?
Come comportarsi con le nostre api se “fa freddo” o “piove”
In questo articolo tratteremo un argomento fondamentale, relativo al problema dei cali improvvisi di temperatura.
Chi di noi, non si è trovato nella confusionale situazione dettata da un “Se fa freddo?”, oppure un “Se piovesse per alcuni giorni?”….
Come ci dovremmo comportare per avere la massima cura per le nostre famiglie di api?
Dunque, se dopo che è iniziata la primavera ci si dovesse trovare per alcuni giorni o settimane con temperature più basse della media del periodo o con piogge per alcuni giorni, bisogna avere chiaro come affrontare questi particolari pericoli.
Innanzitutto, avere già dei dati relativi allo stato delle famiglie per avere chiare le idee sulle scorte di miele, polline e quantità di api presenti negli alveari, è di estrema importanza.
Nei seguenti esempi, cerchiamo di chiarire quanto appena affermato:
- Se, dati alla mano, abbiamo una famiglia svernata con 5/6 favi e, alla ripresa delle fioriture, le api riescono a bottinare molto polline e nettare per un periodo di alcune settimane e la regina é stimolata a fare covata, potremmo trovarci con almeno 4 favi di covata opercolata abbondante che ricopre circa i 2/3 della superficie, lasciando il restante spazio alle scorte di miele e polline, con l’aggiunta di scorte di miele su altri 2/3 favi.
In questo caso, la preoccupazione è minima, poiché le api hanno abbastanza scorte per sopravvivere senza problemi. - Se, invece, abbiamo una famiglia svernata con lo stesso numero di telai di una in condizione ottimale, le quali api hanno potuto bottinare solo per un breve periodo di 1/2 settimane prima di una ricaduta delle temperature, o di piogge, dove possiamo osservare una covata scarsa e una quantità minima di polline e miele intorno ad essa e favi con pochissime scorte, allora questo è il caso in cui è bene prevenire. Si interviene supportando la famiglia con nutrimenti aggiuntivi.
Sperando, sebbene senza tantissimi dettagli, di aver chiarito l’importanza di avere un quadro chiaro della situazione delle nostre famiglie, bisogna chiarire l’importanza delle somministrazioni alimentari aggiuntive.
La nutrizione supplementare
La nutrizione supplementare, o di supporto, va fatta sempre con famiglie non in condizioni ottimali, soprattutto nelle zone montane e quelle comunque mediamente più fredde, usando il candito. Alcuni, normalmente, usano lo sciroppo, ma prevalentemente dove le temperature irrigidiscono senza essere particolarmente fredde, ma che impediscono alle api di uscire.
In generale, il nostro consiglio è quello di usare sempre il candito in queste situazioni.
Il motivo di questa nostra preferenza è che il normale sciroppo a base di zucchero con l’aggiunta di lievito di birra e limone è molto più utile alla stimolazione della famiglia e della regina in particolare, per farle aumentare il rateo di covata, mentre il candito viene utilizzato, sostanzialmente, per cibarsi e ripristinare, per quanto possono, le scorte. Inoltre, lo sciroppo somministrato con temperature fredde e con la mancanza di possibilità di purificazione dell’intestino delle api, porterebbe ad una congestione intestinale favorendo l’indebolimento della famiglia e la concreta possibilità che sopraggiungano malattie conseguenti alla congestione stessa.
A questo punto, per determinare perché sia importante l’alimentazione supplementare, è bene fare alcune considerazioni.
Sapendo che un favo da nido pieno di miele pesa circa 2 kg e che in un inverno rigido, con blocco di covata naturale e con la sola presenza di Regina e api cosiddette “invernali”, che hanno la capacità di rallentare il loro metabolismo fino ad arrivare ad uno stato di quasi letargo con conseguenti movimenti minimi, minor dispendio di energia e minor necessità di cibo, la famiglia consuma circa 1 kg di scorte al mese, in primavera la situazione è differente.
Con l’aumento delle temperature, le api invernali lasciano il posto alle api che rinvigoriranno la famiglia e che, contrariamente a quelle delle quali hanno preso il posto, hanno più bisogno di cibo perché lavorano molto di più, all’arrivo improvviso di periodi freddi nella fase iniziale della primavera, consumano le scorte molto velocemente.
Ad esempio, noi abbiamo osservato che, con due favi pieni di scorte pieni appena a metà, per un peso complessivo di circa 2 kg, la famiglia arriva a consumare il doppio di quanto fanno in 1 mese d’inverno, in un periodo di soli 10 giorni.
Infatti, abbiamo ricevuto le nostre famiglie subito dopo il loro svernamento e ve ne erano molte con pochissime scorte. Purtroppo abbiamo subìto, quasi immediatamente, un periodo di 10 giorni di freddo intenso.
Chiaramente, eravamo preparati alla situazione dalle continue analisi meteo e dalle prime dettagliate visite alle famiglie. In questo modo abbiamo stabilito di fornire alle famiglie in situazioni non ottimali il candito 1-2 giorni prima dell’arrivo del freddo, supportando, così, la scarsità delle loro scorte.
Le osservazioni ci hanno restituito, come risultato, che quelle famiglie, dopo 2/3 giorni dall’arrivo del freddo, hanno iniziato a cibarsi prevalentemente di candito arrivando a consumarlo in circa 2 settimane, quindi, 5/6 giorni dopo la fine del “breve” freddo. Il candito, infatti, al termine del freddo è stato lasciato perché le api hanno bisogno di 1/2 giorni per il volo di purificazione, in quanto esse non imbrattano le loro case con i propri escrementi, ma li trattengono e, solo quando possono uscire, si purificano. Inoltre, dopo questo ulteriore passo, hanno bisogno che le fioriture riacquistino vigore nel giro di qualche giorno per poter importare polline e nettare sufficienti a ripristinare le scorte della famiglia.
In conclusione, è nostra opinione che per una corretta gestione di un alveare in una situazione tipica dove la domanda spontanea che viene in mente è “Se fa freddo?“, oppure “Se piovesse per alcuni giorni?“, è di fondamentale importanza conoscere dettagliatamente le seguenti condizioni variabili in successione:
- condizione della famiglia allo svernamento (stato di salute, presenza di malattie)
- monitoraggio costante delle condizioni meteo ambientali a breve e medio termine
- in caso di previsioni di irrigidimento delle temperature (o periodi di pioggia medio – lunghi), avere osservato quantità e qualità, attraverso le prime visite, di covata, di importazione di nettare e polline e la quantità di scorte presenti, oltre allo stato di salute, al momento, della famiglia
- avere una stima affidabile del cambiamento meteo ambientale (tipologia, intensità, durata)
- fare una previsione affidabile dei danni che il cambiamento possa arrecare alle fioriture in essere prima di esso per poter valutare il supporto alla nutrizione anche in fase di ripresa oltre il periodo di freddo o perturbazioni
- durante il periodo di stasi, controllare, di tanto in tanto, il fondo antivarroa dell’alveare e lo stato del nutrimento a supporto per scongiurare la mancanza di cibo.
Il nostro Mantra è: Ricordiamo sempre che le api non muoiono di freddo, ma muoiono di fame!
Una nota sul fondo antivarroa è d’obbligo:
I fondi antivarroa con il freddo, è bene tenerli chiusi perché evitano all’aria fredda di penetrare eccessivamente dal basso degli alveari. Durante i controlli che noi facevamo ogni paio di giorni, li aprivamo e, se necessario, li ripulivamo anche dell’eventuale sporcizia. Nel caso si fosse formata condensa, sarebbe bastato tenerli leggermente aperti, anziché tenerli completamente chiusi, per evitare il ristagno di acqua e favorire un minimo di ricambio d’aria, anche se le api avrebbero lavorato di più per stabilizzare la temperatura interna agli alveari.
L’umidità è uno dei tanti nemici delle nostre Api!